Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



venerdì 26 marzo 2010

A Italia


a Giovanni Casoli e Guido Ceronetti

Ho bisogno di gridare.
Tu fa’ eco al mio grido.
Sforzati, corrispondi,
bassa Italia, serva di Dio,
sorellina.

Tu non sei carne da incesti
ma fiammella di romitorio,
un lume di cuore al tramonto,
cantone di rifugiati, abitabile
fra un istante e l’altro, con dolcezza
sperduta, lisca
di lunga usura, vestita
– per gioco, tragicamente –
come a una festa di mendichi,
una spolpata lisca geroglifica
per intelletti tristi e decentissimi,
non petto o pane per mani fedeli.
Gli uomini, quando è l’ora, sanno amare
sotto l’unghia del tempo le volute
di sonno e orrore d’una incarnata
immagine. Ma è perdita tutto.
Gli uomini sono nati a contagiare
ogni visione. Serva di Dio,
bassa Italia, sorellina: non hai
né colpe, né perdono.

Ho bisogno di infrangere
e di elemosinare.
Tu seguimi, aprimi una nicchia
in qualche tua pietra, con molta
ombra, e il ricordo dell’acqua,
deserta Italia, figlia di Dio,
inesperta nutrice.

Tu non sai. Sei anche più piccola
del destino di chi ti volle domina
(e bagassa, e riposo, e cameriera).
Così – ti spiego – s’eccita il potere
quando gli scema l’occhio di capro
e disfandosi cerca di durare.
Ci vede male, crede di guardare
in alto, ingobbito, recubante.
Ma ti basta la tua fragilità
forse per compatire. Nata povera
non sai stare coi poveri, ma fiuti
la traccia misurata, la tua sorte,
il tuo dolore. Gli uomini ti servono
solo per macerarti, mia nutrice
acerba, seme di Dio, deserto
per ogni lito ed ogni balza, Italia.
Sei
un resto, un avanzo, una ventura.

Ho bisogno di morire
compiutamente – se i padri concedono:
fammi spazio. Se chiedono altrimenti,
desiderosi che il mio sangue ancora
scorra fra le radici, non negarmi
l’ostello del lebbroso, il banchetto
evangelico per cui fosti lasciata,
lisca Italia, creatura,
Italia bassa, donna per niente, solo
e sempre preghiera, povero resto
di lunga usura.

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