Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



martedì 2 marzo 2010

Riflessioni disordinate su alchimia e magia



I racconti magici, le promesse della magia hanno molti punti di contatto con le promesse offuscanti della tecnica: il desiderio infantile di onnipotenza si lascia ingannare e inganna – eppure, anche in questo caso, la sua radice è pura, geniale. Molte delle imprese magiche narrate nelle fiabe e in certa epica, ad esempio la germanica e la celtica, sono resoconti immaginali, allucinati e in quanto tali più veri del vero: ma come leggerli nel nostro evo che (ri)conosce solo nessi causali di natura meccanica e conferisce uno statuto debolissimo di realtà alle metafore e al linguaggio simbolico? Oggi viene da chiedersi: “Qui si sta parlando di un potere effettivo, riproducibile? L’azione sugli oggetti, sui corpi esterni, va intesa letteralmente come diretta, immediata, o bisogna supporre che per lo più la magia agisse a livello verbale, psichico etc.?”. Sono appunto domande moderne. Ma hanno un fondamento – lo stesso fondamento dell’impresa critica che ha inaugurato la modernità dissolvendo imperfettamente l’evo antico-medievale. Ed è proprio in questa dissoluzione, forse, una possibile chiave. Come l’alchimia opera in modo affine all’omeopatia, trasferendo in ricettacoli o mercuri o sali sempre più puri le essenze sulfuree rese imponderabili dalle reiterate distillazioni, calcinazioni etc. (di qui il gioco metaforico-fiabesco dei nascondimenti, delle morti che preludono a rinascite, in una parola delle tras-formazioni); così forse la magia trasferisce le energie delle parole e dei pensieri, attraverso l’esercizio sorretto da una volontà onnipervasiva, in ricettacoli sottili, in quel molteplice e unitario corpo sottile che è il vero “campo” in cui i fenomeni verbali e mentali accadono nella loro forma germinale, alla loro massima potenza. Le prestazioni concrete, le ricadute dirette sul mondo esterno al corpo dell’operatore, come la telecinesi etc., andranno forse paragonate alla trasmutazione dei metalli vili in oro, telos (non absolute, però) dell’alchimia senza dubbio, ma anche esito razionale e istantaneo di un lavoro indefesso. La trasmutazione in oro è la prova indiretta del conseguimento della Pietra: i poteri magici sulla natura testimoniano che il corpo del mago è diventato alchemico, che il suo corpo sottile “tinge” e penetra in grande misura il corpo organico, grossolano. In entrambi i casi, lo stesso effetto può essere eventualmente raggiunto in modo diabolico, grazie a una volontà animata solo dalla ricerca di potenza che ha seguito i procedimenti “giusti” intuendoli gelidamente, mortiferamente, senza alcuna connessione con il loro cuore, con la loro origine santa, integra, benedetta. Anche in questa prospettiva, però, sembrano restare delle differenze: alla fin fine la produzione dell’oro, per quanto accidentale (ma si tratta di un accidente inseparabile), sembra vada intesa anche letteralmente; molte delle mirabolanti imprese magiche narrate dalle fiabe etc. sembrano invece rimandare al mondo delle “immagini sospese”, al mondo immaginale che è più vero del mondo fisico ma non può – ancora – compenetrarlo se non a tratti e in forma appunto “omeopatica”. Così lo sciamano si getta in avventure allucinatorie, in scenari immaginali che “accarezzano” la lettera del mondo fisico: la metamorfosi in animale, l’invisibilità etc. Eppure certi prodigi vengono riferiti con la stessa asciuttezza di una cronaca ordinaria: ciò attesta, ancora una volta, una forma mentis diversa o qualcosa d’altro? Personalmente sono disposto a intendere anche “letteralmente” un racconto di levitazione e di bilocazione, ma faccio fatica a trattare allo stesso modo il resoconto della “trasformazione” (proiezione del doppio) in un animale, l’invisibilità, un evento telecinetico di grandi proporzioni etc. Del resto, i grimoires promettono raramente esiti così spettacolari: si parla di attrarre e dirigere influssi, corrispondenze, di intervenire sulla psiche umana e animale, a volte di educare il corpo sottile, la sua aura di luce e dynamis mercuriale, a protendersi verso gli oggetti prossimi etc.

Nessun commento:

Posta un commento